Chi sono: la mia storia e il mio percorso politico.

Ho 55 anni, ho una laurea in biologia e un dottorato in sociologia.
Spesso facciamo l’elenco dei temi e delle questioni, ma credo che la sfida sia tenere insieme storie e punti di vista, riconoscere i nessi in una realtà altrimenti frammentata. E in fondo le nostre vite sono proprio il luogo in cui questi percorsi si incrociano. Credo dovremmo provare a stare nella politica senza dimenticarci questa ricchezza. Per questo chiedo oggi il vostro sostegno ma spero che, da domani, vorrete anche contribuire a questa campagna elettorale, organizzando occasioni di confronto, contattando persone con cui siete in relazione, portando le vostre proposte, idee…e critiche.
Vi racconto la mia storia politica e il mio percorso personale, culturale e professionale.
Oggi sono impegnato nella mobilitazione antirazzista con la rete “Diamoci una mossa” che ho contribuito a promuovere; inoltre, dopo aver sostenuto l’Altra Europa con Tzipras e partecipato a SEL e LEU, sono membro della segreteria provinciale di Roma e dell’Assemblea Nazionale di Sinistra Italiana.
Ma questo è solo una tappa in una vita di impegno politico profuso sempre in una sinistra aperta, non settaria, che sceglieva il confronto con altre culture critiche per rifondare un’idea di libertà e trasformazione; impegno che mi ha portato davanti ai cancelli della FIAT durante la sua occupazione nel 1980, davanti ai cancelli della base missilistica di Comiso, davanti all’ambasciata cinese dopo Tien An Men, in piazza contro la guerra nel Golfo, nelle occupazioni per l’Università pubblica del movimento della Pantera, ero a Genova nel 2001 e ai social forum, ma anche più di recente sotto l’ambasciata greca in solidarietà contro il ricatto della Troika.
Andando con ordine, nel 1978 ho aderito al PdUP un piccolo partito alla sinistra del PCI, fondato tra gli altri da Lucio Magri e Luciana Castellina, caratterizzato dalla critica ai modelli delle società dell’est, dalla proposta per una terza via tra modello sovietico e modello socialdemocratico, dallo sforzo di far incontrare sinistra e movimenti. Del PdUP sono stato responsabile romano giovani.
Negli anni Ottanta ho preso parte al movimento per la pace e contro il riarmo nucleare. Ho partecipato al blocco della base militare di Comiso e poi alle attività di costituzione della Associazione per la Pace. Oltre criticare la divisione del mondo in blocchi militari, il movimento pacifista di quegli anni aveva dei contenuti che ancora oggi animano la mia azione politica: faceva della nonviolenza il proprio punto di vista e lavorava per una politica altra rispetto alla politica governata da logiche identitarie, da gerarchie, oligarchie e delega.
Nel 1984 ho scelto di entrare nel PCI e contribuire alla svolta voluta da Berlinguer di rottura con il compromesso storico e di scelta dell’alternativa.
Dal 1985 al 1989 sono stato membro della segreteria romana della FGCI, la Federazione giovanile del PCI che sperimentò una rifondazione delle proprie forme e culture politiche e poi membro del Comitato Federale Romano del PCI.
Mi sono laureato in Biologia all’università di “Tor Vergata” dove con altri ci impegnammo contro l’integralismo e l’affarismo dei Cattolici Popolari e dello “squalo” Sbardella per una università libera e di tutti. Nel movimento della Pantera difendemmo non l’autonomia di una università separata dal mondo, ma capace di rispondere a domande e bisogni sociali non determinati dal mercato. Nell’Università “Tor Vergata” sono stato eletto come rappresentante prima degli studenti nel CDA e poi dei lavoratori nel Senato Accademico e delegato nella Rappresentanza sindacale Unitaria come militante della CGIL. Attualmente sono membro del direttivo regionale della FLC CGIL Federazione Lavoratori della Conoscenza del Lazio.
Quando cadde il muro di Berlino, non avendo mai avuto il mito dell’URSS, non pensai fosse il crollo di ogni speranza, piuttosto il momento in cui costruire un’alternativa possibile. Nello stesso periodo si aprì la discussione sullo scioglimento del PCI; mi scierai per il no a tale operazione non per conservazione o nostalgia, ma perché credevo necessario uno sforzo più radicale di innovazione.
Nel 1991 sono entrato in Rifondazione comunista, impegnandomi per l’elezione di Fausto Bertinotti a segretario perché la reputavo una candidatura di apertura e innovazione. Purtroppo le vicende della sinistra italiana non furono felici e dipesero anche dalla grave incapacità di far vivere in modo non distruttivo il conflitto al proprio interno.
Sul rapporto con il centrosinistra, si decideva un profilo culturale più generale: nella nostra proposta spirito unitario, innovazione politica e apertura ai movimenti si saldavano.
Nel 1995 sono stato tra i fondatori del movimento dei Comunisti Unitari che non aveva condiviso la scelta di Rifondazione di affossare il Governo di centro-sinistra. Ne sono stato coordinatore romano e membro del coordinamento nazionale fino alla sua conclusione, quando decisi di non confluire nei DS –Democratici di Sinistra – come fece la maggioranza.
Da quando quella esperienza si è conclusa, sono rimasto come tanti e tante senza un partito di riferimento. Ma non senza politica. Negli anni 2000, ho partecipato al movimento contro la globalizzazione neoliberista, subendo come molti e molte la violenza della polizia a Genova dove mettendo in gioco una critica radicale alle derive militariste, gerarchiche e machiste che hanno avvelenato quel movimento.
Dal 1985 sono impegnato in un lavoro .
Nel 2006, nell'ambito di un percorso di riflessione e di iniziativa politica e culturale come uomini contro la violenza maschile contro le donne avviato dal 1985, ho promosso con altri un appello rivolto agli uomini che in seguito ha dato origine all’Associazione Maschile Plurale di cui sono stato Presidente Nazionale fino allo scorso dicembre. Su questi temi ho appena pubblicato il libro “Essere Maschi. Tra potere e libertà”.
Questo lavoro di riflessione, che ha seguito il mio impegno politico di 20 anni, non è qualcosa di parallelo, ma parte costitutiva del mio modo di pensare la politica come esperienza collettiva capace di rispondere a domande di senso e di libertà delle persone a partire dalla propria esperienza sessuata. Scelgo di esprimere come uomo una domanda di libertà e cambiamento.

Stefano Ciccone
Candidato al Parlamento Europeo
per la lista "la Sinistra"
nel Collegio Italia Centrale
(Lazio - Marche - Toscana - Umbria)


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